Gastronomia

L'antica tradizione gastronomica avezzanese era legata all'attività piscatoria del lago Fucino. Erano cucinati i "piisci sott'aje coppe" pesci di lago (tinche, carpe, trote, anguille) puliti e riempiti di foglie di salvia, cotti sotto la brace del camino, protetti da un coppo (tegola rurale). Dopo il prosciugamento del lago la cucina avezzanese si è trasformata, grazie anche ai prodotti delle coltivazioni del Fucino, avvicinandosi alla tradizione culinaria dell'abruzzo interno con personali interpretazioni e contributi.

I primi piatti si distinguono per l'uso di formati di pasta abruzzesi come i "maccheroni alla chitarra", i ravioli, le "fettuccine" (le cosiddette "sagnette aje sughe"), accompagnati da salse a base di pomodoro con carne di vitello o maiale. Sono usati in inverno brodi a base vegetale o di pollo. Tipico primo originario della Marsica transumante sono gli "anellini alla pecoraia", una pasta a forma di anello servita con una salsa di pomodoro e vegetali a cui si aggiunge la ricotta di pecora. Eredità della cucina povera rinascimentale sono le minestre a base di legumi e farro servite con ceci o fagioli, le "sagne ajii faciuli".

Le carni usate per cucinare sughi e secondi sono della tradizione pastorale d'Abruzzo: quindi sono usate le carni ovine ma dopo la scomparsa della Transumanza vi è stato un incremento di consumo di carni bovine. Ricetta tipica è la "Pecora aje cotture". Non mancano, nelle sagre marsicane gli arrosticini di pecora.

Avezzano è nota in Italia per la produzione di un'eccellente qualità di patate del Fucino che ha ottenuto recentemente la certificazione DOP e di numerossime qualità di ortaggi.

Rinomata la produzione di vini rossi di vite montepulciano (ad Avezzano hanno sede numerose aziende del settore). Le ferratelle marsicane, sfoglie dolci invernali realizzate con stampi in metallo dal disegno a rombi in rilievo.

Una menzione a parte merita il vino cotto avezzanese: vino rosso bollito in un pentolino di metallo durante la stagione fredda. Il viaggiatore inglese Edward Lear, di passaggio in Avezzano nella prima metà dell'Ottocento ed ospite della famiglia Corradini, cita il vino cotto avezzanese più volte nei suoi scritti.