Storia

Le origini di Sant’Eufemia a Majella, stando alle frammentarie notizie pervenuteci, risalgono probabilmente al 1064, anno in cui il conte Berardo, un feudatario locale, fece una donazione di terreno all’Abbazia di San Clemente a Casauria. I coloni del monastero, riuniti in gruppi familiari, diedero vita a nuclei organizzati chiamati "Ville" avviando la costruzione di casali e masserie come Villa Sant’Eufemia, Villa Ricciardi, Villa San Giacomo e così via. Dipendenti sia per i commerci che per l’amministrazione da Caramanico, questi centri vivevano esclusivamente di pastorizia e agricoltura. Menzionata sotto il nome di Santa Fumia in uno scritto del 1140 e poi ancora nel 1301, anno in cui viene visitata dal vescovo Rainaldi, è citata nel 1306 in un importante documento riguardante la canonizzazione di Pietro da Morrone.

Nei secoli seguenti, come frazione condivide le sorti di Caramanico nei vari avvicendamenti feudali, passando dal dominio dei conti Arcucci di Minervino fino a quello dei principi D’Aquino, sotto i quali rimane fino alla caduta del Regno di Napoli. L’annessione al Regno d’Italia e l’acuirsi del fenomeno del brigantaggio, che fomentato dai Borboni e dalla Chiesa assunse in alcuni casi caratteri di rivolta, segnarono per Sant’Eufemia e per tutta l’area della Majella un periodo di forte instabilità, in cui la popolazione venne sottoposta ad atti di brutale violenza. Espressione di questa realtà fu Angelo Colafella, temuto brigante nativo di Sant’Eufemia, che millantandosi difensore di Francesco di Borbone, dal quale ricevette perfino premi ed onoreficenze, terrorizzava gli abitanti della zona compiendo ruberie ed uccisioni. E’ nel secolo scorso, comunque, che il paese ottenne l’autonomia comunale e un regio decreto ne stabilì la denominazione attuale di Sant’Eufemia a Majella.

Nel novecento gli eventi storici sono comuni a quelli del resto d’Italia, mentre la crisi dell’economia agricola e pastorale porta alla progressiva diminuzione della popolazione che, almeno fino agli anni 1950-1970, trova nell’emigrazione la sola via d’uscita praticabile. In seguito, grazie alle mutate condizioni economico – sociali e allo sviluppo del turismo termale della vicina Caramanico, si è avviato un processo di crescita in termini turistici, economici ed urbanistici, interrottosi solo per un breve periodo nei primi anni 90 , quando gli effetti di una frana ostacolarono la principale via di comunicazione con il paese,infliggendo un duro colpo allo sviluppo di questo piccolo centro montano.

In questi ultimi anni Sant’Eufemia, anche grazie all'apertura delle gallerie (che permettono di raggiungere il centro di Sant'Eufemia molto più velocemente, senza attraversare il centro abitato di caramanico) si va sempre di più sviluppando indipendentemente dal termalismo della vicina Caramanico Terme,infatti oggi, accanto al turismo di riflesso dato dai vicini impianti termali, una più attenta gestione delle preziose ricchezze ambientali ha determinato l'imporsi crescente del turismo naturalistico.
Dovuto soprattutto al suo territorio, uno dei più belli compresi nel Parco Nazionale della Majella, costituisce un ulteriore propulsore di svi¬luppo e ricchezza per la popolazione locale.